Don GioVino
Ispirato e fermentato dal teatro di Molière
Scritto diretto e interpretato da Cristiano Roccamo e Luca Cairati
Uno dei personaggi più leggendari che ha attraversato la storia del teatro occidentale negli ultimi secoli, variando trame e atmosfere senza smarrire mai la propria essenza rivoluzionaria e filosofica, è senz’altro Don Giovanni.
Un eroe noir, un libertino incallito e un libero pensatore che afferma l’indipendenza e l’autonomia della ragione rispetto alla fede, allo stato e alle convenzione sociali. Questi sono alcuni dei tratti caratteristici del pensiero Don giovannesco che lo ha reso sì immortale, ma al tempo stesso lo ha trasformato in uno dei personaggi più censurati nella storia del teatro.
Le uniche compagnie che riuscivano a portarlo in scena, facendosene beffe della censura, erano i comici dell’arte, capaci con l’improvvisazione e la risata di ammorbidire gli aspetti più irriverenti e dirompenti del personaggio e del pensiero che l’opera celava.
Ma le autorità dell’epoca trascuravano un piccolo dettaglio: così facendo se ne amplificavano i caratteri e si generava maggiore interesse, ottenendo come risultato un effetto ancor più dirompente (simile al coprire i nudi della cappella sistina di Michelangelo, guardandoli si pensava ancora di più ai corpi nudi che si celavano sotto le vesti).
Senza spogliarsi ma servendosi dell’arte della comicità, si ridà nuova vita al personaggio passando con disinvoltura da Tirso de Molina a Molière e al Biancolelli restituendone i caratteri comici e conservando la forza primitiva della Maschera-don giovanni.
Il tutto si svolge nell’Antica Osteria del Teatro, dove due impresari-imprenditori decidono di allestire all’interno del loro locale, fra un antipasto e un piatto di pasta, fra un bicchiere di vino rosso e del formaggio, una delle opere teatrali più comiche e irriverenti.
Con una scenografia essenziale ma di sicuro effetto, Pulcinella servirà in tutto e per tutto il suo padrone Don GioVino, amante delle belle donne e del vino, capace di parlare tutte le lingue dell’amore e di non sottrarsi a nessuna sfida che gli si presenti: dall’ira di Donna Elvira agli sgangherati duelli, alla seduzione di nuove donne.
Il coinvolgimento con il pubblico è immediato, gustato e diretto con squisita padronanza dagli attori, che fra una portata e una scena non smarriscono mai la direzione; ogni interruzione è capace di apportare nuovi elementi narrativi fra risate popolari e improvvisazioni inaspettate.
Come in ogni tragicommedia che si rispetti, si arriva al finale senza accorgersene, con la leggerezza e la lievità che è pronta a dare spazio alla poetica tragica e surreale della vita stessa, in cui gli attori e i personaggi si assomigliano sempre di più perché si accorgono di condividere lo stesso destino, la fine dell’opera simbolo della vita e l’oblio.
Don giovanni morirà e Pulcinella continuerà a preoccuparsi del suo problema esistenziale che ormai da secoli non trova soluzione: … e adesso che fine farà la mia paga? Aggiungendone uno più diretto e immediato legato al nuovo allestimento: …chi pagherà il conto con tutto quello che pubblico e attori hanno mangiato questa sera in scena?
INFO
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Apertura al pubblico: dal MARTEDÌ al SABATO, 15.00 – 19.00